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Pera o conchiglia
Cesta “stile libero” con tecnica ad archetti.
Struttura in frassino, trama in sanguinello, vitalba, salice sbucciato, mirabolano, olmo.
In inverno si possono facilmente sperimentare nuove piante, raccogliendo piccole quantità dei rami che ci paiono più flessibili e adatti ai lavori d’intreccio. I rami si raccolgono a luna calante e si lasciano “appassire” qualche giorno all’aperto, in modo che perdano un po’ d’acqua.
I cesti “a pera” cominciano da un ramo biforcato, legando tra loro le due estremità della “forchetta” con fil di ferro (così come i due cerchi con cui si comincia un gavagn), o annodandole tra loro.
Cesti di ulivo
L’ulivo (Olea Europaea) è un eccellente materiale per l’intreccio, assai resistente e durevole; si può utilizzare fresco, oppure dopo l’ammollo in acqua fredda. Il mirabile colore argenteo si perde un po’ con l’ammollo.
La preparazione del materiale richiede tempo e pazienza: durante la potatura delle piante, di solito in primavera o in autunno, si possono già selezionare i polloni e i succhioni, più lunghi e diritti, e successivamente passare al vaglio i rami contorti e “disordinati” alla ricerca di rametti abbastanza lunghi. Le foglie si tolgono meglio indossando guanti da lavoro, e con un paio di piccole cesoie si procede a “ripulire” i rami da eventuali getti secondari.
In Italia i cesti di ulivo sono diffusi soprattutto nelle regioni del sud, dove la diffusione di quest’albero è maggiore, e dove spesso è utilizzato in abbinamento con la canna comune (Arundo Donax).
Il fungo
“La mazza di Tebano”
Fungo a grandezza innaturale (2 metri d’altezza, 2 m diametro del cappello)
fatto di canne spaccate, rami e cortecce di salice, tifa.
Scultura ideata e realizzata da Luigi Franzoni, in collaborazione con me (ho fatto il cappello), per l’Anteprima dell’Arena delle Balle di Paglia, Tebano 3 luglio 2017.
L’albero di nidi
Installazione realizzata per l’Anteprima dell’Arena delle Balle di Paglia, Tebano 3 luglio 2017.
Nidi realizzati con vitalba, salice, frassino, ulivo, sanguinello.
Grazie a Luigi Franzoni per aver ideato l’albero.